Giovedì
18 febbraio 2016
ore
15,30
Biblioteca
“Primo Levi” di Avigliana
Via
IV Novembre 19
”Storia
filosofica
della
globalizzazione”
relatore
Prof.
Dario Consoli
Dott.
di ricerca in Filosofia
Università di Torino
Attraverso
le evoluzioni della figura della sfera, eletta a singolare motivo
della storia dell’umanità, Sloterdijk descrive la
globalizzazione come un fenomeno che nasce ben prima del mondo
contemporaneo, a partire dalle descrizioni cosmo-ontologiche dei
greci, passando per i primi viaggi di esplorazione attorno al globo
terracqueo, fino ai sempre più veloci spostamenti e flussi di
informazioni planetari del nostro tempo. Alla
radice di questo processo macrostorico si colloca il bisogno
antropologico di costruire protezioni simboliche comuni, sfere di
senso capaci di creare uno spazio domestico e abitabile per l’uomo. Con
la crisi del progetto di una monosfera onnicomprensiva che
caratterizza la fine della modernità, il mondo contemporaneo
si configura come una pluralità di individui e
micro-associazioni dall’aspetto schiumoso. Di
fronte a questo scenario, accompagnato dalla trasformazione in senso
individualistico o al limite gruppale delle assicurazioni di
carattere immunitario, si tratta di ripensare il legame sociale e le
modalità di partecipazione a pratiche collettive di
costruzione di sé e del mondo, capaci di pensare nuovamente la
dimensione globale.
Dario Consoli è dottore di ricerca in filosofia all’Università degli Studi di Torino, con una tesi che ricostruisce, a partire dal pensiero di Peter Sloterdijk e incrociando pensatori della società come Gabriel Tarde e Bruno Latour, un paradigma alternativo di descrizione del legame sociale. Attualmente è Visiting Scholar presso il Laboratoire Sophiapol dell'Université Paris Ouest Nanterre La Défense ed è membro del direttivo dell’Unione Culturale Franco Antonicelli. È autore di diversi articoli e contributi su tematiche di analisi della società contemporanea e di un'introduzione a Peter Sloterdijk Sloterdijk, in uscita nei prossimi mesi per i tipi del Melangolo
Nell’esplorazione del tema dei confini che CircolarMente sta conducendo, non poteva mancare l’incontro con un autore, Peter Sloterdijk, che sugli spazi in cui l’essere umano costruisce il proprio pensare ed abitare il mondo ha impostato la sua speculazione filosofica, oltre ad essere egli stesso un pensatore “di confine”: eccentrico rispetto a molte tradizioni filosofiche consolidate, aperto a tutte quelle contaminazioni con altri sistemi di pensiero che si possono rivelare utili per consentire alla filosofia di misurarsi davvero con il mondo contemporaneo. Un vero “pensatore sulla scena”, come lui stesso si definisce e come ce lo ha presentato, nella sua tanto rigorosa quanto brillante esposizione, Dario Consoli, a cui CircolarMente ha affidato il compito di avvicinarci alla complessità e alla poliedricità dei temi affrontati da un autore che ha formulato un percorso filosofico decisamente originale, avvalendosi di nuovi linguaggi e di un tessuto argomentativo forte, se pure non lineare.
RispondiEliminaAbbiamo cominciato così a familiarizzarci con un’antropologia e ontologia filosofica volta ad esplorare le modalità attraverso le quali l’animale uomo costruisce la realtà sociale, che Sloterdijk espone in una trilogia assai corposa il cui titolo, “SFERE”, fa riferimento ad un termine- concetto assunto come figura di pensiero dalle molte implicazioni.
Sono infatti chiamate “sfere” tutte quelle strutture morfologiche in cui gli uomini producono un mondo vivibile rendendo possibile a livello immunologico la definizione dei confini fra il Sé e l’Altro: spazi in cui abitiamo e che ci strutturano trasformandoci e in cui si crea, attraverso l’integrazione degli individui nel collettivo, quel clima emotivo da cui possono nascere le grandi narrazioni della politica e della cultura.
Attraverso queste figure, Sloterdijk ha elaborato un complesso percorso filosofico di cui Dario Consoli ha evidenziato con nitidezza i vari passaggi argomentativi, che partono dall’analisi delle microsfere, o “BOLLE” (così infatti l’autore definisce gli spazi dell’intimità, in cui il soggetto si costruisce attraverso una relazione duale), all’analisi delle macrosfere o “GLOBI”, prodotti dal tentativo degli uomini di creare un mondo abitabile prima pensandolo, con i cosmografi e i filosofi greci, poi letteralmente attraversandolo con i grandi viaggi di esplorazione e di conquista, in cui il mondo è stato il teatro d’azione dell’occidente e la storia la sua risultante, e infine imprigionandolo in una rete elettronica che circonda il pianeta come una seconda atmosfera.
Ci troviamo così a vivere oggi in una “Global Age” che ci obbliga a confrontarci col fatto che né lo spazio né le risorse sono illimitate e ci pone di fronte ad una sorta di “fine della storia”, dovuta alla difficoltà di uscire da un modello che pare ormai bloccato. Noi esperimentiamo infatti da un lato un mondo segnato da una frammentazione che rende difficile un’azione comune e in cui la vita sociale si presenta come un insieme di formazioni, definite da Sloterdijk con il termine “SCHIUME”, caratterizzate da una tensione variabile fra vicinanza e isolamento, mentre dall’altro il sistema economico vincente ha elevato i suoi particolari interni architettonici (per cui Sloterdijk utilizza la metafora del “PALAZZO DI CRISTALLO “, facendo riferimento al Palazzo dell’Esposizione Universale di Londra del 1851) nei quali il confine fra il dentro e il fuori separa, con una impenetrabile se pur trasparente barriera, chi ha accesso al consumo e chi ne è escluso, senza che questo implichi una tensione al cambiamento che reintroduca la dinamica storica nella vita dell’uomo contemporaneo.
E’ dunque dalla consapevolezza dello iato sempre più profondo fra i bisogni relazionali e immunitari degli uomini e la configurazione attuale degli spazi della vita che nasce la proposta filosofica di Sloterdiik, volta a far scendere la filosofia dalle sue astrattezze per ripensare il sociale, aprendo così la strada ad un nuovo pensiero sul mondo capace di far ripartire questa storia bloccata.