mercoledì 5 ottobre 2016


Mercoledì 12 ottobre 2016
Auditorium Scuola “D. Ferrari”
via Cavalieri di Vittorio Veneto 3, Avigliana


"La costruzione della memoria
nello spazio pubblico"



incontro con
Prof. Giovanni De Luna
Docente di Storia contemporanea – Università di Torino

La memoria pubblica è un progetto; un progetto che viene costruito e realizzato attraverso un patto tra i cittadini e le istituzioni. Un patto in cui si decide cosa tenere e cosa lasciar cadere del passato.
Nell'Italia della Seconda repubblica al centro di questo patto ci sono state le vittime: vittime della Shoah, vittime della mafia, vittime delle foibe, vittime del terrorismo....
Ma è possibile costruire una religione civile solo sulla memoria delle vittime?
                                                                                                                             Il relatore



1 commento:

  1. Partendo dall’assunto che la memoria del passato sia fondamentale per costruire quel sentimento di appartenenza che sta alla base di una cittadinanza consapevole, Giovanni De Luna ha impostato una riflessione su come è stata costruita la memoria pubblica nel nostro paese, intendendo con essa il patto con cui ci si accorda su cosa trattenere e cosa lasciar andare degli eventi del nostro passato: esso è infatti la risultante di una costruzione culturale, di una serie di scelte con cui si stabiliscono le priorità nell’uso pubblico della storia (i pilastri, per così dire, su cui si elaborano i programmi scolastici, si stabiliscono le date canoniche delle festività laiche, si eleggono i luoghi monumentali come presenze concrete e insieme simboliche senza le quali nessuna comunità può davvero reggere).
    Questo patto memoriale è naturalmente qualcosa di dinamico e mobile, che viene rinnovato di volta in volta a mano a mano che cambiano i contraenti, scandendo le diverse fasi storiche. Il problema sta peraltro nel fatto che nel nostro paese, dopo la fase “eroica” del dopoguerra in cui i partiti storici della Prima Repubblica hanno scelto come fulcro della nostra religione civile l’antifascismo, considerando la resistenza come momento aurorale della nuova democrazia e impostando su questi valori la Carta costituzionale, i nuovi contraenti che si sono presentati via via sulla scena (in particolare i partiti nati dopo l’implosione del biennio 92-94) si sono rivelati a suo giudizio totalmente inadeguati, e incapaci di proporre un nuovo patto memoriale in grado di reggere l’urto secessionistico della Lega e di contrastare la seduttività del nuovo e potente costruttore di memorie e di identità rappresentato dal mercato.
    In un contesto in cui lo Stato, esposto dall’alto ai flussi della globalizzazione e dal basso alle istanze della privatizzazione, è stato costretto a ritirarsi progressivamente, il mercato è diventato infatti sempre più invasivo, scegliendo come elemento caratterizzante più o meno esplicito la celebrazione del dolore e del lutto che scaturiscono dal ricordo delle vittime (della mafia, del terrorismo, della Shoah, delle foibe, del dovere, delle catastrofi naturali…), foriero di emozioni trasformabili in merce.
    E’ cominciata così quella che De Luna ha definito “l’era del testimone”, in cui la memoria privata ha preso via via il posto di quella pubblica, e il rapporto fra memoria e storia è andato sempre più spostandosi a favore della prima, mentre le emozioni venivano a sovrapporsi alle argomentazioni con una dilatazione dello spazio simbolico non certo funzionale a costituire una religione civile unificante: a suo giudizio infatti la centralità delle vittime, esasperata da quella “televisione del dolore” che ad esse si richiama e che ha finito col trasformare il nostro spazio pubblico in una sorta di “Repubblica del dolore“ (da qui il titolo del libro assai avvincente che De Luna ha scritto su questi temi), indebolisce i legami di cittadinanza anziché rafforzarli, e soprattutto non suscita vere istanze di cambiamento trasformando le ormai molteplici “giornate della memoria” in occasioni istituzionali retoriche ed esposte al rischio di insignificanza.
    Da qui, le domande che l’autore si è posto nel testo e che sono parimenti risuonate nei molti interventi del pubblico, intesi ad aprire una discussione su come contrastare questa tendenza e su cosa sostituire a questa memoria esposta a suggestioni emotive assai fluttuanti e comunque troppo deboli per contrastare quei nuovi e pericolosi costruttori di memorie nazionalistiche e regressive che sono rappresentati dalle destre populiste. A giudizio di De Luna i materiali per la rifondazione di una nuova religione civile non mancano ed è certo possibile rivitalizzare quelli approntati dalla tradizione, ma occorre soprattutto ampliare lo sguardo, uscendo dai nostri confini nazionali e facendo dell’Europa un nuovo spazio memoriale più inclusivo e dinamico.

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