venerdì 23 gennaio 2015


Mercoledì 28 gennaio 2015 alle ore 20,30
presso la sala consiliare del Comune di Avigliana
p.zza Conte Rosso 7


Smart city: luogo comune
o occasione da non perdere?”


incontro con
Ing. Giovanni Colombo
Direttore dell'Istituto superiore Mario Boella di Torino

L’aggettivo smart associato ad una carta di credito, la rende senza dubbio intelligente. Ma se lo stesso aggettivo viene accostato ad una Città, le cose si complicano e questa appare ad un tempo: intelligente, dinamica, vivibile, culturalmente aperta, amichevole e sostenibile.
In realtà il termine Smart City dovrebbe raffigurare un contesto urbano ed una comunità di cittadini impegnati a realizzare condizioni sociali, economiche e culturali ricche di tutte quelle invidiabili caratteristiche. Questo per un motivo molto concreto: le condizioni per una buona qualità della vita dipendono strettamente l’una dall’altra ed è inevitabile perseguirle attraverso un disegno complessivo, che in qualche modo le includa tutte.
Adottata ormai da moltissime Città, l'aspirazione a diventare smart rischia di diventare una semplice e abusata enunciazione. Ma fortunatamente, quando si accompagna ad una genuina intenzionalità, la sfida Smart City genera interesse, consapevolezza collettiva e disponibilità individuale al cambiamento.
In questo incontro cercheremo di discutere alcune delle questioni chiave che appartengono alla cornice Smart City: il dilemma della sostenibilità ambientale collegato alla trasformazione dei modelli energetici e alla loro accettabilità sociale; l’evoluzione del concetto di mobilità; la connessione energia-occupazione.
Cercheremo anche di allargare lo sguardo considerando come l’argomento Smart City si colloca nel quadro delle iniziative europee sulla sostenibilità e nell’ambito della discussione sui modelli di sviluppo della società e dell'economia.
Il relatore



2 commenti:

  1. Conferenza davvero interessante e coinvolgente, la relazione del Prof. Colombo, supportata da immagini chiare ed efficaci ed arricchita da una esposizione al tempo stesso lucida e partecipata, ci ha introdotto in un contesto ricco di spunti di riflessione e di messaggi importanti. L’iniziale impressione che il termine “smart city” definisse semplicemente un insieme di accorgimenti tecnologici in grado di sostenere un generico efficientamento degli standard tecnici urbani è stata ben presto sostituita da un ragionamento, ben più articolato e poliedrico, sulla “filosofia” complessiva dei modelli di sviluppo, di crescita economica, di sostenibilità sociale ed ambientale. Un ragionamento che ha origine da una specifica iniziativa dell’Unione Europea, mediante la creazione di gruppi di lavoro di altissimo livello, ai quali lo stesso Prof. Colombo ha attivamente partecipato, che hanno sviluppato indicazioni coraggiose ed illuminanti. A riprova che l’Europa non è solo la protagonista di discutibili e discusse politiche economiche, così come gran parte dell’informazione e degli strumentali attacchi degli euroscettici farebbero credere, ma è anche un organismo che in molti campi propone e promuove politiche molto avanzate e lungimiranti. E’ stato così possibile capire che la tecnologia, la mitica tecnologia, se lasciata da sola, se non accompagnata da un pensiero lucido, è uno strumento vuoto, inefficace, tutt’altro che risolutivo. Le soluzioni tecniche acquistano un valore importante solo inserite in un progetto globale costruito sulla base di analisi complessive e conseguenti indicazioni strategiche valide per ogni campo della società. In effetti è emerso dalla relazione un orizzonte che va ben oltre una ristretta interpretazione del termine “smart city”; ci siamo misurati con una idea complessiva delle direzioni che l’Europa, il pianeta intero, dovrebbe seguire per rendere possibile un livello di benessere diffuso, equo e ecologicamente sostenibile. La tecnologia, le soluzioni tecniche che da essa possono scaturire, svolge e svolgerà un ruolo importantissimo, consentendo attività, in continuo perfezionamento, fino a poco tempo addietro ancora impensabili, ma deve essere guidata, indirizzata, da cultura, conoscenza scientifica ed umanistica, coscienza e sensibilità ambientale. Per quelli dei presenti che avevano avuto il piacere di partecipare ai seminari tenuti dal Prof. Cuozzo, filosofo teoretico, è stato subito evidente la comunanza di riflessioni e di indicazioni con quelle presentate dal Prof. Colombo, ingegnere in telecomunicazioni (nella cui relazione, a maggior riprova, erano presenti considerazioni filosofiche). Scienze esatte e discipline umanistiche guardano, su questi temi, nella stessa direzione e forniscono, in un connubio indispensabile, la base per una reale svolta di una direzione altrimenti destinata a scenari insostenibili per l’umanità e l’intero pianeta. Due ultime considerazioni: si è ragionato di scenari “grandi” ma è apparso evidente, anche per implicazioni pratiche (le comunità energetiche ad es.: quartieri, borghi, villaggi, che in modo collettivo gestiscono e razionalizzano consumi energetici e produzioni alternative di energia), che il “piccolo” può svolgere un ruolo decisivo, ed inoltre che quel cambio di direzione sarà possibile solo se da parte di tutti noi sarà capita, accettata, fatta propria la necessità di un cambiamento nei nostri stili di vita, se saremo disponibili a sostituire il nostro presunto benessere fatto di solo possesso di beni sempre più superflui con una “prosperità” esistenziale più ampia e sostenibile. Ultimo commento: si è ovviamente condivisa l’idea che la “politica” deve svolgere, ad ogni livello, un ruolo coraggioso di traino verso il cambiamento; perché ciò avvenga è indispensabile che i “politici” si misurino da subito con queste problematiche, ascoltando e imparando da chi può dare indicazioni, per tradurle in politiche concrete. Peccato che in occasioni come queste non brilla la presenza di “politici”

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  2. Non è cosa rara, quando si toccano temi legati alla sostenibilità ambientale per un pubblico vario, in cui possono essere rappresentate – com’è giusto che sia – sensibilità diverse, che il discorso possa prendere una piega alquanto scivolosa: basta che i dati presentati non siano stati sottoposti ad una verifica rigorosa, o che si renda manifesta una forzatura ideologica, per produrre una caduta di credibilità per chi li presenta e li interpreta, azzerando la possibilità di un confronto produttivo.
    Non è stato certo così, nell’incontro di mercoledì sera con l’ing. Gianni Colombo, vista la perfetta misura con cui ha saputo delineare per noi (direi anzi “con” noi, tenendo conto del coinvolgimento che le sue parole hanno saputo creare) una strada non facile, stretta anzi e indiscutibilmente in salita, ma percorribile se sapremo ri-trasformare la sapienza tecnica di cui siamo in fondo maestri in strumento al servizio della vita, coniugandola non ideologicamente ma pragmaticamente con uno sguardo che sappia pensare il futuro in modo prospettico.
    Uno sguardo che potremmo definire “rinascimentale”, da parte di un ingegnere umanista che ha potuto far riferimento al “principio responsabilità” di Hans Jonas in modo non peregrino, avendo già sperimentato in prima persona la possibilità reale di sostanziarlo con soluzioni pratiche, in qualche caso perfino relativamente semplici, ma pensate in tutte le ricadute generative ai fini del ri-orientamento di un bene comune inteso non certo come appiattimento e neanche come utopica beatitudine ma come risultato di una consapevolmente matura azione collettiva.
    Ottimismo della volontà, magari collegato ad un pessimismo della ragione? Non proprio, direi, anche se indubbiamente nella presentazione che il dottor Colombo ha fatto sui dati di realtà rispetto alle sfide davvero epocali che ci attendono si coglieva una pur sobria, ma certo netta inquietudine del pensiero: confortata però, o illuminata, non saprei come dire meglio, da una fiducia sufficientemente salda sulle capacità che tutti noi possiamo mettere in campo, vuoi orientando l’azione politica e imprenditoriale, vuoi promuovendo azioni non meno importanti sul piano culturale. E questo, indubbiamente, conforta noi di “CircolarMente”, che cerchiamo di affrontare con una certa ampiezza quelli che riteniamo essere veri e propri punti nevralgici della contemporaneità attraverso incontri accolti con favore da un pubblico qualificato e partecipe, svolgendo un ruolo che riteniamo non irrilevante all’interno di quella rete associativa ampia e variamente declinata operante nel nostro territorio.



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