lunedì 21 marzo 2016


Martedì 22 marzo 2016
ore 20,45
Sala consiliare del Comune di Avigliana
p.zza Conte Rosso 7

L'ombra: i meccanismi 
della proiezione
individuale e collettiva


Prof. Alessandro Croce
Docente di Filosofia

All’interno della riflessione di C.G. Jung, tra i contributi maggiormente suscettibili di sviluppo appare per molti versi cruciale il concetto/metafora dell’Ombra, denotante l’insieme degli aspetti psichici che non pervengono alla luce della coscienza. Il mondo acquisisce per l’essere umano visibilità e significato facendo ingresso nel campo psichico invariabilmente in una coimplicazione di luce e ombra. In ciò che vediamo si manifesta ciò che non vediamo, influenzando in maniera decisiva la forma emergente sul palcoscenico della coscienza. La psicologia del profondo ci ha parlato di questo “altro soggetto” oscuro e terribilmente reale che, a livello individuale e collettivo, determina le nostre esistenze.
Il secolo passato ha attestato tragicamente la rilevanza, a livello politico, dei processi di proiezione dell’Ombra derivanti dalla rescissione dei legami con tale soggetto. La conformazione odierna del problema, conservando i tratti storicamente sperimentati, conduce quest’espunzione a conseguenze radicali. La crescente esigenza di controllo da parte di istituzioni e apparati, palese a differenti livelli e costituentesi oggi come dimensione biopolitica, è connessa alla presenza di tale nucleo critico e sembra per molti versi legarsi all’idealizzazione quantitativa che riduce il vivente a mero dato economico. Ciò che sfugge a tale riduzione viene rappresentato come fonte di rischio, attirando le proiezioni che hanno già agitato il nostro passato.
L’“incontro con l’Ombra” auspicato da Jung come unica terapia praticabile può oggi diventare metafora di un processo assai vasto e non limitato alla sfera psicologica tradizionalmente intesa. Porsi in relazione con tale alterità in noi significa infatti procedere a una revisione radicale della nostra epistemologia, introducendo una nuova forma di rapporto con l’esistente. Quest’esperienza ridisegna i confini della soggettività, reintegrandoli nel territorio dell’“inconscio-mondo” di cui è parte e articolando differenti criteri in base ai quali sperimentare e definire l’identità.


1 commento:

  1. L'argomento trattato dal Prof. Croce ha suscitato grande interesse e i concetti chiave sono emersi chiaramente dalla relazione. Il presupposto fondamentale è che ognuno di noi ha un'Ombra, che resiste alla coscienza ma di cui avvertiamo la presenza, costituita da funzioni non sviluppate, da elementi infantili, da aspetti irrazionali, moralmente discutibili. Se non riconosciamo queste pulsioni come parte di noi, esse si fondono in una “personalità” dotata talvolta di altissima autonomia. I sogni, i miti e le fiabe ben rappresentano questa fusione di elementi negativi e la loro “personificazione”, l'inconfondibile sentimento dell'”altro” in noi. Ed è sull'altro che proiettiamo la nostra Ombra: cogliamo nell'altro comportamenti che ci infastidiscono, ma che in realtà sono aspetti non consciamente vissuti della nostra psiche. E' sufficiente cogliere una minima deviazione dallo standard medio per individuare il capro espiatorio ideale per proiettare le nostre pulsioni. E' quindi importante imparare ad ascoltare ciò che la nostra psiche cerca di indicarci. Secondo Jung infatti se non ci poniamo in relazione con l'Ombra, essa agirà in maniera autonoma provocando delle psicosi. A livello collettivo l'”altro” diventa il perturbatore, colui che divide. La comunità si costituisce sull'esclusione: l'espunzione di un elemento corrisponde all'identificazione del sé e alla creazione di un gruppo, numerosi gli esempi di utilizzo di questo meccanismo al fine di detenere il controllo sociale. Avviene una sorta di tecnicizzazione del mito affinchè le persone abbraccino l'ideologia dominante, cosa non difficile di fronte a personalità deboli, che temono la differenza, che riducono la propria coscienza e la propria ricchezza esperienziale. Una visione del mondo totalmente improntata ai valori della coscienza provoca un ingigantimento dell'Io. Oggi l'esistente è riconosciuto per tale se è quantificabile, addirittura si arriva a sostituire la realtà “certificando” l'assenza della presenza delle cose. Occorre non dimenticare però che ciò che non è “certificabile” non scompare ma continua ad esistere, o meglio a resistere. Chiarificatrice la metafora epistemologica portata dal Prof. Croce: la coscienza è come un fascio di luce, nitido ma sempre più ristretto, che illumina una zona microscopica alla ricerca di costituenti minimi essenziali. Questa tendenza a ridurre sempre più la zona illuminata rischia di farci perdere di vista il disegno ampio che rimane in ombra, esplorando il quale potremmo avere una visione globale sulle connessioni che regolano il mondo. Dilaganti in ogni campo sono la smania di ricerca dei particolari e la tendenza alla codificazione. Controllo analogo viene effettuato sui corpi, senza consapevolezza del fatto che inevitabilmente il “controllore” diventa il “controllato”. Qualsiasi cosa sfugga al controllo viene vista come fonte di pericolo ma, ovviamente, l'irriducibilità dei fenomeni del mondo è indiscutibile. Per superare tali meccanismi occorre ripensare la propria identità, identificare il mondo come “non altro” rispetto a me: il soggetto viene identificato perchè incapsulato in un corpo, mentre in un contesto di unità evolutiva esso deve essere considerato in relazione con tutto il sistema, che per sua natura, come afferma Bateson, funziona come una mente, è un sistema fluido di scambio costante. Se l'”altro” sono io, ecco che scompaiono le dinamiche in ombra. La coscienza sistemica è qualcosa che possiamo sperimentare quotidianamente nelle azioni più semplici, la differenziazione dei rifiuti ne è un esempio. Quando l'essere umano non mette in contatto la propria coscienza e la propria Ombra, esso si sente orfano della propria identità e si convince di poterla trovare accumulando beni: possiedo quindi esisto. E' invece importante giungere a riconoscere il ruolo della coscienza come parte attiva nella costruzione della realtà: siamo noi a produrre il mondo che abbiamo di fronte.

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