lunedì 4 aprile 2016


Mercoledì 13 aprile 2016
ore 20,45
Sala consiliare del Comune di Avigliana
p.zza Conte Rosso 7

La responsabilità 
nella ricerca e nell'innovazione:
una chiave per
un nuovo modello di sviluppo?”


Ing. Gianni Colombo
Direttore Istituto Boella

La potenza crescente della tecnologia e l’effetto imponente che questa produce sul nostro stile di vita e sui processi sociali ed economici, interrogano in modo radicale la nostra intelligenza di cittadini e sollevano questioni di fondamentale importanza nel mondo della ricerca, dell’elaborazione politica e della prassi amministrativa.

La tecnologia e le sue applicazioni hanno sicuramente reso più agevole la produzione di beni, più sicura la nostra esistenza, più garantita la nostra salute, almeno in questa parte del mondo. E promettono di sollevare dalla condizione di povertà le smisurate aree del pianeta in cui persistono condizioni di inaccettabile povertà. Tuttavia, questo processo di apparente affrancamento si accompagna in modo sempre più evidente agli effetti negativi che lo sviluppo tecnologico, unito alla globalizzazione della finanza e ai modelli di produzione e consumo, genera sul piano cognitivo dei singoli, sui modelli di sviluppo delle collettività e sulle stesse condizioni di sostenibilità del pianeta.

Assume quindi importanza crescente il tema della responsabilità nella ricerca e nell’innovazione. A partire da questo aspetto, cercherò di mostrare come la responsabilità coinvolga, assieme alla comunità scientifica, la società e la politica. Vedremo quindi cosa significa assumere un atteggiamento responsabile nelle azioni innovative che si candidano a risolvere le questioni essenziali del nostro tempo (ambiente, energia, salute, inclusione sociale) e perché un atteggiamento responsabile potrebbe aiutarci a rinnovare alcuni valori fondamentali per uno sviluppo sostenibile ed equo.

Attraverso alcuni esempi che riguardano la vita e i problemi di tutti i giorni, discuteremo di come l’atteggiamento responsabile nella ricerca e nell’innovazione sia un importante strumento per la creazione di nuove prospettive economiche e sociali ed un’occasione da non perdere per avviare una politica di trasformazione della società secondo i criteri della partecipazione informata e consapevole.




1 commento:

  1. Sulla necessità di cambiare i nostri atteggiamenti mentali di fronte ad una tecnologia che può sviluppare una potenza inusitata, diventando non già serva, ma padrona delle nostre vite, e che pertanto va attentamente governata avendo ben presente che non tutto ciò che può essere fatto è giusto che lo sia, il dottor Colombo ha speso parole assai nette, ricordando come già nel lontano 1979 il filosofo Hans Jonas (“Il principio responsabilità”) sottolineasse l’esigenza di un’etica nuova proporzionata all’ampiezza delle sfide epocali che ci attendevano. Un’etica che non può oggi costituirsi sulla base di soli princìpi – benché essi siano indispensabili per orientare all’azione determinandone i fini – ma che deve manifestarsi come “etica delle conseguenze”: un’etica cioè che guarda al futuro, alle entità umane che stanno ancora al di là del tempo e a cui dobbiamo consegnare un pianeta abitabile, e che pur dovendo necessariamente confrontarsi con la non predicibilità del futuro non può rinunciare a giocare un ruolo anticipatore che consenta una scelta ragionata.
    Certo in molti casi le scelte che dobbiamo compiere si situano su di un crinale davvero scivoloso: pensiamo, ha aggiunto il dottor Colombo, a quel meccanismo irresponsabile che governa la crescita avvitandosi su se stesso in una spirale autolesionistica che sembra condannarci ad una scelta impossibile fra sostenibilità ambientale e instabilità sociale, dal momento che l’aumento dell’efficienza tecnica, determinando un aumento della produttività, comporta necessariamente un maggiore prelievo ambientale e un ritorno in forma di rifiuti, che a loro volta contribuiscono a saturare un pianeta già abbastanza provato.
    Eppure alle contraddizioni corrispondono anche delle opportunità, come il dottor Colombo ha saputo illustrare con parole di cauto ottimismo scendendo in ambiti vicini alla nostra esperienza ma non per questo minimali (l’invecchiamento della popolazione, la raccolta dei rifiuti, l’energia) in cui non pare poi così impossibile coniugare efficienza e sostenibilità, lavoro attuale e promessa di futuro. Occorre nondimeno saper porre la domanda “giusta”, passando dall’idea di cogliere al meglio le opportunità che si pongono oggi per migliorare l’esistente a quella, più complessa e più coerente con una visione davvero etica, su che cosa possiamo fare per anticipare un futuro che riteniamo desiderabile e il cui disegno non può che essere oggetto di una contrattazione democratica, in cui l’imprevedibilità si iscriva nel carattere collettivo della responsabilità.
    Non basterà, questo, ad ovviare a quella fragilità del nostro esistere su questa Terra, su cui uno degli interlocutori richiama l’attenzione e di cui il dottor Colombo è ben consapevole; non sarà sempre sufficiente a varcare la distanza fra i modelli teorici e la realtà, che ha una sua resistenza, come viene ancora sottolineato nel corso del dibattito, ma potrà a suo giudizio evitare l’effetto di trascinamento tecnologico, sollecitando forze consapevoli e facendo rivivere la partecipazione informata. Bisognerà pertanto spendere, e spendersi, in cultura, perché le sensibilità nuove che già sono in atto di questo si nutrono, di saperi e forme mentali a cui tutte le discipline, tutte le branche del sapere possono e debbono concorrere, ognuna “agganciando” il futuro secondo la sua specificità.
    Parole, queste, che hanno trovato un’eco assai favorevole nel pubblico di CircolarMente che di questa sensibilità nuova è davvero portatore, dimostrandola con la sua partecipazione, e che ha trovato in questo incontro con un relatore di grande competenza e di pari passione e affabilità un’occasione importante di riflessione comune.

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