giovedì 12 febbraio 2015

Mercoledì 18 febbraio 2015 alle ore 20,30
presso la Sala consiliare del Comune di Avigliana
piazza Conte Rosso 7


"QUESTIONI DEMOGRAFICHE 
NEL MONDO GLOBALIZZATO"


incontro con la
Prof.ssa Letizia Mencarini
Docente di Demografia all'Università di Torino

Oggi la popolazione mondiale ha raggiunto oltre 7 miliardi e 200 milioni. Le disparità di condizioni di vita tra uomini e donne, tra ricchi e poveri, tra bambine e bambini, tra i diversi paesi del mondo e all’interno degli stessi paesi sono enormi. Dal punto di vista demografico, la popolazione del mondo non è mai stata così numerosa, così diversa e così “grigia” (i.e. invecchiata). Nello stesso pianeta coesistono popolazioni dove la natalità non è diminuita e si fanno ancora in media 6/7 figli per donna, che alimentano la crescita veloce della popolazione, insieme a paesi dove la crescita si è stabilizzata o dove ha invertito la rotta al punto da creare problemi al sistema produttivo.
Sulla Terra vive la più numerosa generazione di giovani che sia mai esistita, con paesi africani dove il 70 per cento della popolazione ha meno di 35 anni e un’età media di 18 anni, ma nel mondo vi sono oltre 900 milioni di persone che oggi hanno più di 65 anni, destinate a salire a 2 miliardi alla metà del secolo. Se il contenimento della fecondità, in particolare in paesi a basso reddito ed alto incremento demografico, dove la crescita della popolazione erode la crescita economica, resta una priorità, in altri paesi la bassissima fecondità porta ad un invecchiamento della popolazione veloce e dirompente. I traguardi della sopravvivenza sono già tali che con altissima probabilità oltre la metà delle generazioni di nati attuali nei paesi più sviluppati raggiungerà oltre cento anni di età, ma i loro coetanei nati nelle aree più sfortunate del mondo vivranno in media non oltre la metà di anni. Le disparità demo-economiche, difficilmente colmabili, continueranno ad alimentare ingenti flussi migratori.
Di fronte ad una popolazione che cresce al ritmo di 200 mila persone al giorno ci si interroga su quali siano le strade possibili per alimentare e rispondere ai bisogni dell’umanità. Le risposte possibili coinvolgono non solo la produzione di cibo, ma investono tutto il sistema dei consumi e si legano indissolubilmente con la questione ambientale, in un mondo sempre più interconnesso, dove le scelte prese in un contesto si riflettono rapidamente e necessariamente sul resto del pianeta.
La relatrice


2 commenti:

  1. Che rapporto esiste tra crescita demografica e crescita economica? Quali le conseguenze per un pianeta sovraffollato, in presenza di scarsità di risorse, soprattutto alimentari? Lo sviluppo tecnologico sarà in grado di garantire che il limite di sostenibilità ambientale non venga raggiunto?
    Sono alcune fra le domande innescate dall’interessante conferenza, ricchissima di dati e informazioni, che la prof.ssa Letizia Mencarini ha svolto sul tema” Questioni demografiche in un mondo globalizzato”.
    Il mondo ha conosciuto una crescita straordinaria di popolazione, soprattutto nella seconda metà del secolo scorso, che nei paesi industrializzati è stata strettamente correlata al miglioramento delle condizioni di vita dovuto al progresso tecnologico ed allo sviluppo economico. I numeri di questa crescita ci raccontano di paesi sviluppati dove chi nasce oggi ha la possibilità di diventare centenario, ma ci parlano anche di paesi poveri dove un coetaneo ha prospettive di vita esattamente dimezzate. Ci sono paesi dove il contenimento della fertilità è prioritario e altri, a crescita zero, dove l’invecchiamento pone urgenti problemi di welfare con un carico crescente di anziani e vecchi rispetto alla popolazione attiva. Proprio perché viviamo in un mondo dove è in atto un complesso processo di globalizzazione economica e dove sono all’ordine del giorno questioni internazionali con conseguenti forti flussi migratori, i problemi legati all’eterogeneità di condizioni e di prospettive tra paesi poveri e paesi in via di sviluppo devono necessariamente essere affrontati con ottiche globali e ci interrogano tutti perché la crescita, che può permettere a milioni di persone di uscire dalla povertà, non può prescindere dall’uso che si fa delle risorse in ogni paese.

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  2. Concordo con la valutazione positiva fatta da Liliana sulla conferenza della Professoressa Mencarini, e sulla ripresa, precisa e dettagliata, che ha fatto delle tante argomentazioni che da essa discendono e che meritano di essere poste al centro della discussione. Aggiungo due personali valutazioni. La prima, che in parte ho avuto modo di esprimere a voce già nel corso della conferenza stessa, è relativa al cambio di paradigma che l’attuale quadro demografico impone. Consegnate da tempo agli archivi del pensiero economico le preoccupazioni malthusiane sulla necessità di tenere sotto rigoroso controllo la crescita della popolazione, preoccupazioni espresse a cavallo del 1800 a fronte di un quadro che oggi ci fa sorridere, il percorso dell’umanità è stato fin qui contrassegnato dalla centralità di pensieri e finalità espansive di ordine economico, sociale, politico, morale e di costume. Una centralità così prepotente da aver fatto considerare le ricadute sullo sviluppo demografico un dato accessorio, trascurabile. Il risultato è la clamorosa crescita che a partire dalla seconda metà del 1900 ci ha portati all’attuale popolazione mondiale di sette miliardi di persone, con al suo interno esplosive contraddizioni quali il forte invecchiamento medio nei paesi ricchi, Europa in primis, e tassi di crescita incontrollati in quelli più poveri, Africa in testa. Una miscela non governata che rischia di diventare ingovernabile. Perché ciò non succeda è indispensabile un cambio radicale, occorre porre il quadro demografico e le sue attuali tendenze alla base di ogni riflessione e scelta in campo economico, sociale, politico, culturale. Ed occorre farlo subito. Mi rendo conto che è un salto di paradigma sconvolgente ma attorno ad esso si gioca il futuro dell’umanità. La seconda considerazione, legata alla prima, è riferita ad un richiamo più volte sottolineato dalla Professoressa Mencarini: è tempo che nel dibattito sui valori e sulle idee guida che devono ispirare le nostre scelte entri una grande attenzione alle cifre, ai numeri, ai dati, alle statistiche. Temo che la drammaticità dei contesti su cui intervenire non consenta più discussioni tutte giocate sul piano teorico. E’ un secondo cambio di paradigma altrettanto irrinunciabile, la conoscenza dei numeri, delle cifre, deve ispirare il mondo delle idee. Due esempi per farmi capire, persino ovvi nella loro crudezza. Non ha nessun senso cianciare di crescita economica in un paese, come l’italia, con un saldo demografico passivo, data la costante diminuzione delle nascite ed il collegato ingestibile invecchiamento della popolazione; così come non hanno senso politiche di controllo alle frontiere degli inarrestabili flussi immigratori se l’Europa continua ad invecchiare e a diminuire. Valori come l’uguaglianza, la libertà di muoversi e decidere del proprio destino, il diritto a vivere ed all’istruzione, possono essere difesi e attuati solo se si fanno i conti con numeri e cifre e se da essi si fanno derivare le scelte concrete. Un’ultima suggestione, che potremo già verificare nella prossima conferenza sul quadro demografico torinese: qualcuno raccoglie, assembla, valuta, riflette sui dati demografici locali? Se, come temo, così non è credo proprio che sia urgente porre rimedio.

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