giovedì 19 febbraio 2015


Mercoledì 25 febbraio 2015 alle ore 20,30
presso l'Auditorium 
della Scuola “Defendente Ferrari”
via Cavalieri di Vittorio Veneto 3, Avigliana

"Cambiamenti demografici
nel territorio torinese"



incontro con il
Dr. Stefano Molina
Dirigente di ricerca, Fondazione Agnelli

Un noto studioso di popolazione (Alfred Sauvy) era solito ricordare che la demografia è come la lancetta piccola dell’orologio: sembra immobile, ma è la più importante.
Nel corso della presentazione si approfondiranno le due affermazioni della metafora, con particolare attenzione all’area torinese allargata.
Dapprima si illustreranno i lenti movimenti della lancetta, mettendo in evidenza quanto sia progressivamente cambiata la popolazione negli ultimi decenni per effetto di fenomeni di cui siamo stati testimoni, più o meno consapevoli.
Emergeranno alcune caratteristiche peculiari della popolazione torinese.
Si proverà in seguito anche a spiegare perché quei lenti cambiamenti e quelle caratteristiche sono oggi così importanti per gli equilibri della società e dell’economia.
In conclusione si formuleranno alcune congetture sul futuro che ci aspetta.

                                                                          Il relatore



2 commenti:

  1. Tutte le preoccupazioni di vario genere evidenziate nella precedente conferenza della Prof.ssa Mencarini hanno trovato conferma, ed ulteriori motivazioni, nella relazione del Prof. Molina. E’ stata un’esposizione pacata, riflessiva, ed al tempo stesso lucida e “chirurgica”, dei tanti problemi che il quadro demografico torinese (in senso ampio) presenta. I processi, fra di loro collegati, di diminuzione ed invecchiamento della popolazione, che come abbiamo visto valgono per l’intera Europa, hanno nel nostro ambito locale un’impronta accentuata. Giustamente il Prof. Molina è partito dalla vocazione industriale di Torino che, dopo una crescita costante ma morbida dai primi del secolo scorso al secondo dopoguerra, ha visto una esplosione straordinaria a cavallo degli anni sessanta/settanta. Le ondate immigratorie di quei decenni hanno sì creato allora il mito della Torino da un milione di abitanti ma, non appena la filiera produttiva ha intrapreso una decrescita continua e, a quanto pare, ancora inarrestabile, ci hanno consegnato un quadro demografico davvero preoccupante. Torino ed il torinese sono “grigie”, il grafico a diaframma della popolazione, che dovrebbe tendere il più possibile all’ideale forma a piramide, presenta qui una drammatica forma a fungo, la cui parte più ampia è quella che va dai quarantacinque/cinquant’anni ai settanta. Nei prossimi due decenni due terzi almeno dei torinesi saranno over sessantacinque, creando si una forma a piramide, ma purtroppo rovesciata. Non è situazione facilmente gestibile, questo appare evidente a tutti, ma quel che dovrebbe indurre a riflessioni adeguate è la constatazione che non sono all’orizzonte inversioni di tendenza. Anzi. Il dato che ha colpito, giustamente sottolineato dal Prof. Molina, è il fatto che non ci sono donne “torinesi” giovani, in età fertile, in grado di invertire questa tendenza demografica. Questo dato, collegato alla diminuzione dell’indice di fertilità (si fanno meno figli per un cumulo di ragioni difficilmente districabile e gestibile), fa capire che, se anche un qualche miracolo ci regalasse prospettive diverse, non sarà possibile vederne la ricaduta positiva prima di almeno due generazioni. Ci salverà una nuova ondata immigratoria di nuovi torinesi giovani e fertili? Non sembra una prospettiva reale e condivisa. Certo che non si può restare indifferenti e passivi verso questa preoccupante, a dir poco, evoluzione demografica. Chi di dovere se ne sta interessando in modo adeguato? Alla domanda il Prof. Molina ha risposto con poche parole in disarmante progressione: “poco, molto poco, direi per nulla”. A margine aggiungo, in attesa di raccogliere più proficuamente gli spunti offerti da queste due collegate conferenze per proporre nuovi e più mirati ragionamenti, una cinica considerazione: chi sarà chiamato a “governare” questo quadro dovrà, per essere efficace e risolutivo, chiedere appoggio a scelte che, inevitabilmente, imporranno sacrifici e ricadute negative sulla popolazione più anziana, quella più numerosa e quella che garantirà, in base ai numeri, il successo elettorale. Il cinismo elettorale lo consentirà? Come uscirne fuori? In attesa che finalmente nelle stanze del potere entri la conoscenza e la consapevolezza di questo quadro demografico si può solo investire sull’informazione la più ampia possibile, sul ragionamento collettivo, sulla presa d’atto che alcuni passaggi saranno inderogabili, in una parola sola su una “cultura” diffusa. CircolarMente può fare molto in questo senso. Potrà farlo meglio se questa sensibilità verrà condivisa, ad iniziare con la politica locale.

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  2. Sono d'accordo con Giancarlo sulla sintesi delle conferenze dei due demografi. Purtroppo siamo alle
    solite, le speranze sono sempre poche e chi dovrebbe in qualche modo farsene carico
    latita alla grande, vedi nel nostro piccolo l'Amministrazione Comunale di Avigliana che ama
    le riunioni di effetto nelle quali il Sindaco, si assicura
    la presenza dei cittadini facendo leva sulle paure che già sono alimentate all'ennesima
    potenza dei media.
    Noi come associazione stiamo facendo il possibile per creare luoghi di riflessione sui molti
    problemi che si affacciano nella nostra società, ma se chi in qualche modo è nella stanza dei
    bottoni (bottoncini direi),non se ne preoccupa sarà dura.

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